mercoledì 28 ottobre 2009

Arance e melanzane sostitute del silicio


L’istituto di processi chimico-fisici del Cnr di Messina ha fra i principali campi di indagine la creazione di pannelli fotovoltaici che funzionano grazie a bucce di arance e melanzane tramite un processo simile alla fotosintesi clorofilliana. I pigmenti delle cellule vegetali, inseriti nei vetri conduttori trasparenti sottoforma di coloranti reagiscono alla luce e producono elettroni e quindi energia.
La fabbricazione di queste celle organiche è più ecologica rispetto a quella delle celle in silicio che vengono usate abitualmente, anche se il loro rendimento è del 6% e quindi inferiore a quello del silicio (16%), però i costi di fabbricazione sono decisamente inferiori: 30 centesimi al watt invece che 4 euro al watt come nei normali pannelli in silicio. Inoltre essendo quasi trasparenti risolvono il problema dell’impatto visivo-architettonico.

Per saperne di più:http://medielettra.wordpress.com/2008/04/04/pannelli-fotovoltaici-alle-arance-ed-alle-melanzane/

venerdì 23 ottobre 2009

Lavorare come cavie umane


Mentre gli animalisti di tutto il mondo sono contro la vivisezione, quasi nessuno si preoccupa dell’esistenza delle cavie umane.
Una recente inchiesta di New Scientist riporta l’attenzione sullo scomodo argomento. Scimmie e conigli non si ribellano a questo triste destino; disoccupati, immigrati, senza tetto e alcolisti nemmeno.
Ci si può chiedere se siano davvero liberi di farlo. Non sorprende il fatto che i laboratori assumano proprio poveri e disperati. Negli ultimi 20 mesi negli USA ci sono state più di 15 mila sperimentazioni ufficiali su esseri umani. Per le case farmaceutiche si tratta di un giro di affari di decine di miliardi di dollari, per molte cavie umane è diventato un vero e proprio lavoro a tempo pieno.
Cinquemila dollari in 20 giorni sembrano un guadagno facile, ma ingurgitare farmaci di continuo ha ovviamente un costo in termini di salute.
I rischi esistono anche per la salute pubblica; attratte dal compenso molte persone non rispettano le regole, si sottopongono a troppi test mettendone a rischio la validità e nessuno effettua controlli efficaci.
Forse conviene a tutti ripensare alla questione.

Per saperne di più science.howstuffworks.com/human-experimentation6.htm

lunedì 19 ottobre 2009

In acqua con il burquini


Il burquini è un incrocio tra un burqua e un bikini,composto da pantaloni, da una lunga tunica e da un copricapo, il tutto fatto in poliestere.
Questa invenzione si deve alla stilista Aheda Zanetti, nata in Libano e trasferitasi poi in Australia, dove è diventata ricca grazie a questo innovativo costume da bagno.
Il burquini permette alle donne musulmane di poter praticare sport acquatici senza dover indossare i normali costumi che scoprirebbero parti del corpo che la loro religione vieta di mostrare.
Il tessuto di questo indumento è leggero,si asciuga velocemente, è facile da indossare, resiste al cloro e protegge dai raggi uv.
L’invenzione è stata accolta positivamente tanto che è stata approvata non solo dal Consiglio islamico australiano e dal muftì d'Australia, ma anche dal Surf Lifesaving Club, simbolo della cultura da spiaggia nazionale ed è stata indossata da alcune atlete alle Olimpiadi di Pechino 2008.
Nonostante questo in Europa il burquini non è ancora pienamente accettato, come è stato dimostrato in una piscina di Parigi dove a una donna che lo indossava è stato proibito di entrare in acqua; la stilista afferma che :”è giusto che il burqua non sia consentito usarlo in una piscina, ma il mio è il burquini, una cosa completamente diversa, ci vorrebbe maggiore informazione”.
Con Ahida Sportswear,marchio a cui appartiene il burquini, “provvediamo ad un vestiario conforme agli obblighi culturali,religiosi e insieme sportivi” afferma Aheda Zanetti, “aiutando a portar fuori il meglio dell’esser donna musulmana”.

venerdì 16 ottobre 2009

Un buco nero per produrre energia


La macchina per costruire in laboratorio un buco nero è pronta, i ricercatori della Louisiana l’hanno concepita e ideata, mentre i ricercatori dell’università di Manchino (Cina) la stanno mettendo a punto. La macchina per imprigionare la luce potrà forse funzionare entro fine anno.
L’apparecchio lavora sulle frequenze delle microonde e secondo i piani potrebbe essere addirittura in grado di trasformare la luce in elettricità con nuovi modi di generazione.
Tie Jun Cui, Qiang Cheng, Evgenii Narimanov e Alexander Kildshev hanno costruito una macchina composta da elementi cilindrici concentrici con un cuore centrale. Funziona utilizzando invece della luce visibile delle microonde; queste vengono catturate e deviate verso il centro senza più uscirne e dal cuore dove cadono viene generato calore.
L’idea dei 4 è quella di imitare un buco nero cosmico,ossia quella entità in giro per l’universo con campo magnetico cosi grande che ogni oggetto e anche lo spazio-tempo può essere deviato o risucchiato. La fantasia degli scienziati è già al lavoro per le sue applicazioni:un buco nero potrebbe essere usato per trasformare luce in calore o elettricità dove la luce è troppo estesa per essere concentrata nelle celle solari.
Se funziona, dice Narimanov, non avrete più bisogno di enormi specchi parabolici per raccogliere la luce ma si potranno fabbricare celle solari più redditizie di quelle finora concepite.